DALLA STORIA

AL FUTURO

LA GUARDIA AI FUOCHI. Dal mare contro il fuoco.


Della Guardia del Fuoco si ha notizia storica già dai tempi dell'Impero Romano: infatti è stata assodata la presenza di veri e propri reparti di pompieri fluviali, il cui compito era quello di impedire gli incendi, sia nei porti che a bordo delle imbarcazioni. Allo stesso tempo il loro compito era di mantenere sempre vivo, acceso ed in sicurezza il fuoco a bordo delle navi, che era tanto pericoloso quanto indispensabile per tutte le necessità della navigazione, dalla cucina alla segnalazione, per mezzo di un focolare sempre acceso a cui attingere.

Sotto alcuni aspetti il loro compito era investito di una sua funzione addirittura religiosa, come per le Vestali, sacerdotesse col compito di non far spegnere la fiamma sacra a Vesta, alimentandola costantemente.


In seguito, attraverso un decreto del 1334, la Guardia ai Fuochi si espandeva anche a terra, precisamente nel Palazzo della Signoria a Firenze, per volontà della famiglia dei Medici. Questo fu in sostanza il primo caso di espansione su terra dei compiti tipici delle Guardie ai Fuochi, che mantennero comunque la loro vocazione marittima e fluviale, come si evince da varie testimonianze.


Ma la vera nascita delle Guardie ai Fuochi, intese come Corpo organizzato sul territorio nazionale, si basa sul Regio Decreto n° 609 del 1940, che istituiva ufficialmente il "Servizio Integrativo Antincendio", sotto la supervisione delle Capitanerie di Porto e dell’allora nascente Corpo Nazionale Vigili del fuoco.


Gli appartenenti al Corpo provenivano dai Pompieri della Marina Militare, con una consistente aliquota di personale già proveniente da quella mercantile.

Tutti volontari, essi prestavano la loro opera negli Arsenali Militari, nei porti e in varie infrastrutture industriali, affiancando i Vigili del Fuoco in un continuo ed a tutti gli effetti permanente impiego h24 di prevenzione e lotta antincendio.


Proprio il 1940 segna una data tanto triste quanto eroica nella storia del Corpo: all'inizio della Seconda Guerra Mondiale, scatenata dal mostro nazista e nella quale si era sconsideratamente buttata anche l'Italia, il Porto di Taranto subiva un devastante attacco aereo.

Volutamente laconico, per delle ovvie ragioni di natura militare, il bollettino di guerra del Comando Supremo, nº 158 del 12 novembre 1940:


«Nelle prime ore della notte sul 12, aerei nemici hanno attaccato la base navale di Taranto. La difesa contraerea della piazza e delle navi alla fonda ha reagito vigorosamente. Solo un'unità è stata in modo grave colpita. Nessuna Vittima»

(Bollettino di guerra del Comando Supremo nº 158 del 12 novembre 1940).


In realtà di caduti ce ne furono, tra cui cinque Guardie ai Fuochi, che morirono in servizio, con onore ed in silenzio come degli eroi, ad oggi quasi dimenticati.

Non furono le uniche vittime, purtroppo seguite da tanti altri colleghi durante il periodo bellico, sempre presenti tanto a terra quanto a bordo delle navi.


Vennero gli anni del dopoguerra, con la triste, caotica e disorganizzata fase di "ricostruzione" di un Paese allo stremo, che portò l'inevitabile cambiamento di stato giuridico delle Guardie ai Fuochi. 

Il Corpo, una vera e propria istituzione statale fino al 1947, fu frettolosamente "riorganizzato" in modo da renderlo, in pratica, una realtà privata, pur ancora formalmente sotto l'egida marittima, ma ormai in sostanza quasi allo sbando.


In pratica smantellato, nella miope ottica di "smilitarizzazione" di qualsiasi cosa avesse una divisa addosso, il Corpo riuscì invece a sopravvivere, arrivando fino ai giorni attuali, lentamente ma inesorabilmente sempre legato alle Istituzioni. 

La collaborazione con le Capitanerie di Porto e i Vigili del Fuoco proseguì, pur se formalmente riformata in una nuova ottica privata, portando alla nascita di varie società e cooperative, scollegate l'una dall'altra ed a carattere spesso puramente locale, che ormai delle Guardie ai Fuochi avevano solo il nome.

Grazie alla legge 850/1973, poi, nuovi orizzonti di impiego si aprirono per le Guardie ai Fuochi, sempre impegnate nel loro compito originario.


Oggi l'originario Corpo sta rinascendo, erede della plurisecolare tradizione e di tutto quel bagaglio storico, morale e civico del suo passato, con il desiderio di unire a sè anche tutte le realtà private oggi esistenti che ne abbiano interesse, diventando un ente morale che ne tuteli le esigenze e la dignità.

Organizzato attualmente come un'associazione di volontariato, opera ai sensi della Legge n. 266 /91, denominata "Legge Quadro sul Volontariato".

Desiderio comune è quello di tornare ad una realtà professionale, riunendosi in un vero e proprio Corpo, che possa operare come una sorta di consorzio di imprese e possa dare, anche a tanti giovani, un lavoro sicuro e dignitoso, che gli possa garantire un futuro ed una serenità ad oggi tutt'altro che scontate.


il Direttorato Nazionale, organo superiore del rinato Corpo, ne è diventato il custode e promotore, nell'augurio ed intenzione di una rinascita reale e totale, che possa finalmente riunire tutti i frammenti di una realtà tanto nobile quanto antica, per uno scopo impegnativo e moralmente elevato quale è da sempre.

UN SIMBOLO NUOVO PER UNA STORIA ANTICA.


Il Corpo Nazionale delle Guardie ai Fuochi usa, da che esiste, un simbolo carico di forza e di significato.

La granata fiammata, che sormonta le due ancore, rappresenta l'impegno nella lotta contro gli incendi nell'ambiente marittimo, che ha contraddistinto da sempre la figura istituzionale e operativa della Guardia ai Fuochi, nel suo ruolo di Ausiliaria di Marina.


Il Corpo Nazionale delle Guardie ai Fuochi, oggi, ha adottato un simbolo modernizzato, di sicuro impatto visivo, tanto immediato quanto inconfondibile, che richiama tutta la tradizione di un Corpo plurisecolare, ricco di storia e presenza su tutto il suolo nazionale, rinnovato con un tratto moderno ed adatto ai tempi correnti.


I colori istituzionali, presenti nella losanga di Corpo, sono il nero e l'arancione, a simboleggiare il fumo e le fiamme degli incendi che le Guardie ai Fuochi sono chiamate a fronteggiare, ieri come oggi.


L'organizzazione sul suolo italiano, da parte sua, è un omaggio alla grande storia marittima della Repubblica di Venezia ed a quella della Repubblica di Firenze, e ne riprende quindi la suddivisione in Sestieri.

Questi ricalcano, per ragioni logistiche, la suddivisione ENAC nei cosiddetti "bacini di traffico", ma il loro nome è stato scelto proprio per richiamare alla memoria la passata potenza marinaresca da cui nasce, sostanzialmente, la maggior parte della tradizione del mare italiana, evidenziata anche dalla bandiera mercantile.